Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 18 aprile 2024

Tommaso d'Aquino come mistagogo della Santa Messa nel Rito tradizionale

Nella nostra traduzione da Rorate Caeli la recensione — Commentari sulla messa di San Tommaso d'Aquino — di un libro (Urban Hannon: Thomistic mystagogy / Mistagogia tomistica) che presenta l'Aquinate da una prospettiva inizialmente insolita, cioè come mistagogo della Santa Messa nel Rito tradizionale, nel quale l'ha trovata essenzialmente e nella quale fino ad oggi non è quasi cambiata per i cattolici fedeli alla tradizione. Ne accennavamo qui, col desiderio di approfondire. Ed ecco, per ora, ci accontentiamo di un'altra recensione; ma si tratta di una recensione di grande pregio, tradotta dal tedesco dal prof. Kwasniewski. Sarebbe auspicabile la traduzione del libro in italiano, della quale potremmo farci carico noi d'intesa con lo stesso prof. Kwasniewski.

Tommaso d'Aquino come mistagogo della Santa Messa nel Rito tradizionale
Una recensione del libro sulla mistagogia tomistica di Clemens Victor Oldendorf di Tomistica mistagogia di Urban Hannon : Commentari sulla messa di San Tommaso d'Aquino. Tradotto dal tedesco da Peter Kwasniewski.
Nato nel 1225, San Tommaso d'Aquino è morto 750 anni fa, lo scorso 7 marzo. Chi osserva il calendario liturgico che corrisponde al tradizionale rito romano celebra ogni anno la festa di San Tommaso d'Aquino in questa data e quindi l'ha celebrata poco più di un mese fa.

In occasione di una rievocazione storica così rilevante, è opportuno rivedere scrupolosamente la vita e gli insegnamenti del Doctor Communis, e tale approfondimento potrà essere molto intenso, perché durante il prossimo anno ricorderemo l'800° anniversario della nascita di questo autorevole insigne teologo dell'ordine domenicano. Nel 2024 e nel 2025 avremo ancora una volta un doppio giubileo senza soluzione di continuità per San Tommaso d’Aquino e tutti coloro che lo venerano e attingono alle sue conquiste filosofiche e teologiche.

Nuova pubblicazione tempestiva
Quasi in onore di queste occasioni, il 7 marzo 2024 la casa editrice americana Os Justi Press ha pubblicato un'opera, undicesimo volume della serie accademica Os Justi Studies in Catholic Tradition, che si propone di presentare Tommaso d'Aquino in una prospettiva inizialmente insolita, cioè come mistagogo della Santa Messa nella sua forma tradizionale [sulle due forme del Rito Romano vedi qui - qui -ndT], nella quale l'ha trovata essenzialmente e nella quale fino ad oggi non è quasi cambiata per i cattolici fedeli alla tradizione.

Il contributo che qui presentiamo costituisce un ottimo complemento a questi studi sulla tradizione cattolica. L'autore è Urban Hannon, un giovane teologo nato negli Usa e già laureato in teologia presso il Collegio domenicano di Roma, l'Angelicum. Attualmente è seminarista della Fraternità Sacerdotale San Pietro a Wigratzbad.

Teologo, innologo e mistagogo nella celebrazione dell'Eucaristia
A un esame più attento, Tommaso come mistagogo forse non è così sorprendente se si considera quanto influente e potente fosse come filosofo e teologo nell’illuminazione intellettuale e nella formulazione terminologica della transustanziazione e della Presenza Reale eucaristica. Se vogliamo leggerlo e comprenderlo mistagogicamente, ci muoviamo con lui in un certo senso nel campo intermedio che si apre tra i suoi sforzi di rappresentante della scolastica, apparentemente sobri e aridi, sul sacramento dell'altare da un lato e il suo inno poetico sull'Eucaristia dall'altro, poiché egli, come è noto, aveva compilato e creato poeticamente per conto del Papa la formulazione dell'Ufficio liturgico e della Messa della nuova festa al momento dell'introduzione del Corpus Domini.

Tuttavia, Hannon afferma giustamente nella sua introduzione:
A differenza del suo maestro Sant'Alberto Magno [1] e di molti suoi contemporanei, San Tommaso non scrisse mai un commento autonomo alla liturgia eucaristica. Tuttavia, e all’insaputa di molti, San Tommaso scrisse la sua expositio Missae. In effetti ne scrisse due: una nella sua prima opera importante, l'altra nell'ultima. La prima è nascosta nell'expositio textus del Libro 4, Distinzione 8, nel suo Scriptum sulle Sentenze di Pietro Lombardo. L'ultima si trova nel corpus di Summa Theologiae, Tertia Pars, Domanda 83, Articolo 4. Entrambe queste trattazioni comportano una divisione della liturgia nelle sue parti essenziali, nonché uno studio dettagliato delle parole che compongono ciascuna parte, cioè , «le cose dette attorno a questo sacramento», le tante parole di tutta la Messa che avvolgono le poche parole dell'istituzione. Infatti, sebbene solo quella forma minima sia necessaria per il semplice essere del sacramento, tutte le parole del rito sono necessarie per il suo benessere. [2]
Inoltre ci sono tutte le azioni e i gesti, che devono accompagnare le parole pronunciate durante l'intero rito della Messa. [3]

I testi fondamentali su cui si basa principalmente Hannon sono In IV Sent., d. 8, es. e In IV Sent., d. 12, es. così come ST IIIa, Q. 83, in particolare gli articoli 4 e 5. Questi testi possono essere trovati tutti in latino e inglese nell'Appendice 1. [4] La versione latina può essere trovata anche su Internet all'indirizzo aquinas.cc, mentre la la traduzione è sempre di Urban Hannon ed è stata realizzata appositamente per questa pubblicazione. [5] Ciò è altamente lodevole, poiché le scelte di traduzione dell'autore spesso chiariscono la sua comprensione e interpretazione del testo. Si può premettere che la traduzione in inglese è di altissima qualità e non incontra grosse riserve o obiezioni. [6]

Una prefazione di alto livello colloca l'opera in una origine e in un contesto
“Non è esagerato affermare che p. Hugh Barbour, O. Praem., mi ha insegnato sulla Santa Messa più di chiunque altro abbia mai conosciuto”, afferma l'autore nei suoi ringraziamenti introduttivi [7] ed è davvero un grande colpo di fortuna che egli abbia potuto conquistare il dotto premostratense dell'Abbazia di San Michele nel Silverado californiano per una prefazione insolitamente corposa. [8] Vengono qui menzionati solo due o addirittura tre punti di vista in essa affrontati per dare un'idea dello straordinario valore di questa prefazione.

In primo luogo, Barbour ci ricorda Dom Ansgar Vonier (1875-1938), il secondo abate dell'abbazia benedettina inglese Buckfast Abbey, che fu ripreso nel 1882, e il suo libro A Key to the Doctrine of the Eucaristia. Circa un secolo dopo il libro di Vonier, Barbour attesta che Hannon ha completato congenialmente il lavoro dell'abate benedettino con la Mistagogia Tomistica. [9]

Nessun arrovellarsi sacramentale o rubricale sul rito liturgico
Un altro punto importante che Hugh Barbour sottolinea del libro di Hannon è che una lettura autentica di Tommaso non conduce a un positivismo in cui la validità del rito – sempre utilizzando l'esempio del sacramento dell'altare – si esaurisce in parole isolate del Signore oppure ci si accontenta di un rito liturgicamente corretto ma meccanico. “Eppure è proprio questo tipo di positivismo che caratterizza la preoccupazione dei movimenti liturgici successivi, pre e post-conciliari, e il loro approccio alla Messa”. [10]

Un ultimo aspetto, che vorremmo qui ricordare a partire dalla prefazione e che qui viene illustrato con un vivido esempio, è importante perché insiste sul fatto che Tommaso non dovrebbe essere avvicinato con una concezione moderna del genio, che troppo spesso lo equipara o lo confonde con l'originalità:
Troppo spesso, nel loro zelo nel giustificare la superiorità del Dottore Angelico, i tomisti hanno cercato qualche nuova intuizione o insegnamento essenzialmente "tomistico", fino ad allora sconosciuto. Qui però nelle istruzioni mistagogiche di Tommaso, come in tutto il suo insegnamento in materia sacramentale e liturgica, troviamo solo una fedele esposizione di quanto è stato trasmesso nel rito dei sacramenti, e che avrebbe potuto facilmente essere scritta da qualsiasi teologo del XII o XIII secolo. [11]
Il genio della tradizione anzi l'originalità di Tommaso d'Aquino
Il canonico premonstratense lo dimostra scrivendo: “In nessun luogo questo atteggiamento è più evidente in Tommaso che nella sua preferenza privilegiata e quasi esclusiva per lo Pseudo-Dionigi Areopagita, che egli preferisce chiamare semplicemente Dionigi, in tutte i temi del culto gerarchico, sia quello sacramentale che quello degli angeli. Questo atteggiamento di base è onnipresente”. [12]

Questa preferenza di Tommaso per lo pseudo-Areopagita è ulteriormente illustrata nella corrispondente nota della prefazione:
Infatti, in tutta l'opera di san Tommaso, Dionigi è considerato un'autorità suprema dopo la sacra Scrittura e prima degli altri Padri nell'esegesi, nel metodo teologico, nella metafisica e nell'angelologia, oltre che nella liturgia e nella spiritualità. Questo, si dice, è dovuto al fatto che si presume sia il primo scrittore non canonico, il convertito di San Paolo ad Atene menzionato in Atti 17. Eppure difficilmente può essere che un'autorità così diffusa, coerente e universale possa basarsi solo su un semplice errore storico. Il contenuto del suo insegnamento, per quanto storicamente raccomandato, è fuori discussione. L'insegnamento dell'Areopagita e la sua recezione da parte della Chiesa sono fatti innegabili e irremovibili della storia e della teologia cristiana. Basta esaminare, ad esempio, l'uso acuto dell'Areopagita nella letteratura vernacolare inglese medievale sulla preghiera per verificarne l'influenza di vasta portata. Di nessun altro San Tommaso dice nei termini più assoluti, e proprio riguardo ai principi metafisici del pensiero speculativo, ciò che dice dell'Areopagita e dei suoi discepoli cristiani platonici nel suo commento De Divinis Nominibus: "Verissima est eorum opinio" [la loro opinione è la più vera].
Nelle frasi conclusive di questa nota, Dom Hugh Barbour OPraem esprime la speranza che coloro che sono impegnati nella ricerca teologica su Tommaso vogliano trarre le conseguenze dal suo apprezzamento unico dell'Areopagita e ricevere l'impulso ad avviare e intraprendere intenzionalmente un movimento di interpretazione di Tommaso decisamente conforme a Dionigi. [14]

Gli obiettivi perseguiti e raggiunti con la Mistagogia Tomistica
Con i suoi scritti, il nostro autore vorrebbe provare a mettere insieme le parti di un “commento tomista alla Messa indipendente” coerente, a partire dai quattro principali testi fonte già menzionati [15] con l'essere “sensibile alle sfumature”. [16] Colpisce quanta continuità si mantenga tra i testi del commento alle Sentenze (scritto a Parigi tra il 1252 e il 1254) e quelli della Summa Theologiae (cui Tommaso lavorò nelle varie sedi di Roma, Parigi e Napoli nel periodo dal 1268 al 1273), anche se tra loro erano trascorsi circa due decenni. [17]

Tommaso, poi, non ripete alcune distinzioni fatte nel Commento alle Sentenze [18] ma introduce nella Summa Theologiae la distinzione apparentemente essenziale tra sacrificio (sacrificium) e sacramento (sacramentum). [19]

Procedura nella mistagogia tomistica
Nel primo capitolo, intitolato Divisio Missae, Hannon utilizza l'esempio della struttura della liturgia della messa per spiegare il metodo di san Tommaso, il suo approccio nel trattare un testo in senso molto ampio. Allora non si tratta solo di coglierne il contenuto, ma anche e forse ancor più di capire come sono ordinati testo e contenuto e, a partire dalla conoscenza di quest'ordine, elaborare per sé stesso uno schema che mappi la struttura del testo in discussione e il suo messaggio, per così dire, e lo renda comprensibile. [20]

Nel commento alle Sentenze Tommaso parte dal principio dell'exitus -reditus, che riprende da Dionigi Areopagita. [21] Proprio facendo riferimento all’orazione Actiones nostras, probabilmente familiare ad alcuni lettori delle Litanie di Tutti i Santi, Hannon avrebbe potuto spiegare questo principio in modo molto chiaro e facilmente comprensibile: «Preghiamo, Signore, precedi le nostre azioni con la tua ispirazione e accompagnale con il tuo aiuto, affinché ogni nostra preghiera e ogni nostra azione possa sempre iniziare da te e, come da te iniziata, possa da te essere portata a termine”. [22]

Organizzazione secondo servizi o ruoli liturgici: lo spettacolo liturgico
Tommaso ricava un ulteriore assetto organizzativo, per così dire, analizzando la distribuzione liturgica dei ruoli tra sacerdote, assistenti (diacono e suddiacono) e il cosiddetto coro, che in ambito monastico verrebbe inteso come la comunità monastica presente, altrimenti idealmente la schola, in ogni caso ampliata dai fedeli presenti. [23] Infine, egli segue la tradizione della spiegazione allegorica della Messa o dell'interpretazione della Scrittura e riconosce nella liturgia corrispondenze tra prefigurazione e compimento nonché un sensus spiritualis. [24]

Quando abbiamo parlato precedentemente della preoccupazione per un testo, è fondamentale comprendere l'osservazione di Hannon che Tommaso, quando si occupa della liturgia della Messa, parte meno da un libro, cioè da un messale, che dalla celebrazione liturgica e dalla celebrazione stessa, per il cui compimento viene utilizzato un particolare libro liturgico. [25]

Viene svelata la mistagogia genuinamente tomista della Santa Messa
Il secondo capitolo, di gran lunga il più dettagliato [26] si concentra poi sull’Expositio Missae. Hannon presenta qui, com'era nelle sue intenzioni, una spiegazione lineare della Messa, la sua vera e propria mistagogia tomista. Nel complesso riesce ad armonizzare in modo molto conclusivo gli approcci riscontrabili nelle due fonti principali del Commento alle Sentenze e della Summa Theologiae e, in particolare, non commette l'errore di intendere le precisazioni apportate in quest'ultimo testo come correzioni che semplicemente revocano e ritrattano le posizioni assunte in quello precedente. Ci sono sfumature diverse di enfasi, e anche queste vengono identificate, ma tutte le fasi di sviluppo in definitiva contribuiscono alla mistagogia di San Tommaso d'Aquino che finalmente emerge e che Urban Hannon ci presenta nel suo studio.

Modulazione e interpretazione della liturgia della Messa con Tommaso d'Aquino
La descrizione dello svolgimento liturgico, la sua interpretazione e significato, che l'autore trae dalle fonti da lui consultate, inizia con la confessione di colpa nel Confiteor. [27] Nel Confiteor, ma l'inizio vero e proprio è l'Introito insieme alla Colletta, cui segue alla fine la doppia struttura del versetto di comunione e della preghiera di chiusura, dove non è menzionata una benedizione conclusiva. [28] Dalla presentazione continua dell'intera liturgia della Messa, così come l'autore lascia che si svolga nel mezzo, selezioneremo solo passaggi significativi, che possono risultare particolarmente evidenti o addirittura sorprendenti a causa dell'interpretazione di Tommaso; inoltre, quelli in cui la traduzione dal latino di Hannon non è convincente e talvolta suggerisce un probabile fraintendimento dei passaggi del testo in questione da parte sua.

Domande e suggerimenti
Tommaso distingue tra i termini oblatio e consecratio e il modo in cui assegna loro i termini sacrificium e sacramentum. Lì leggiamo: «Quod quidem et offertur ut sacrificium, et consecratur et sumitur ut sacramentum , primo enim peragitur oblatio; secundo consecratio materiae oblatae ; tertio, perceptio eiusdem . [29] Di conseguenza, il concetto di consacrazione viene sorprendentemente accostato non a quello di sacrificium, ma a quello di sacramento, in quanto l'Eucaristia viene gustata e ricevuta come cibo (e bevanda). Esiste il rapporto tra sacrificium e oblatio, per cui tale offerta sembra determinata dalla logica del riferimento prioritario al pane e al vino [30] che può poi essere messa in correlazione con la successiva dottrina di Trento, se si assumono due potestates sacerdotali offerendi et consecrandi che certamente operano insieme, ma sono concettualmente e fattivamente distinte l'una dall'altra. [31]

Nel contesto intellettuale va notato ciò che Hannon ha già affermato in precedenza, e cioè che san Tommaso “ha ben poco da dire sull'offertorio in sé, solo che è espresso dalla preghiera del sacerdote Suscipe sancta Trinitas. Ciò corrisponde al rito domenicano, in cui il calice e l'ostia vengono innalzati insieme durante la preparazione dei doni, con l'ostia appoggiata sulla patena, che giace sul calice in cui il vino è mescolato con un po' d'acqua.

Quando furono scritti tutti i testi a cui fa riferimento Hannon, la standardizzazione dei costumi liturgici nell'Ordine domenicano era già stata completata, poiché tale codificazione era avvenuta nel 1246 e fu riaffermata nel carattere vincolante dei testi nei due anni successivi. A questo punto si vede che Tommaso aveva comprensibilmente in mente la liturgia del suo ordine, ma sembra essersi deliberatamente astenuto dal menzionare le differenze tra le varie osservanze liturgiche per essere quanto più universale possibile. A questo proposito, come revisore, risponderei intuitivamente alla domanda che Hannon solleva verso la fine del suo studio, e cioè quale messale San Tommaso potrebbe aver avuto in mente quando ha compilato i suoi testi. [32]

Tradizione liturgica come consuetudo
Come si intende la seguente frase di ST IIIa, D. 83, a. 5 sc, dipende da come si determina autorevolmente il rapporto tra tradizione liturgica e autorità ecclesiastica in materia di culto. Questo passaggio recita in latino: “Sed in contrarium est Ecclesiae consuetudo, quae errare non potest, utpote spiritu sancto instructa”. [33]

Sicuramente spinto dalla maiuscola della parola Ecclesiae, che però è inequivocabilmente al genitivo singolare, Hannon vede qui una personificazione della Chiesa, trattandola come se fosse il vero soggetto della frase e traduce: “Ma nel contrario è il cerimoniale della Chiesa, che non può errare, poiché essa è istruita dallo Spirito Santo”. [34] Ma, sostenuto dalla grammatica e dall’ordine delle parole in latino e dall’intero contesto dell’argomentazione di Tommaso d’Aquino, dice: «Ma in contrasto con ciò sta la Consuetudo Ecclesiae, che non può errare, poiché [= la Consuetudo Ecclesiae, CVO ] è ispirata dallo Spirito Santo”. Hannon potrebbe almeno riflettere se non sarebbe più opportuno formulare la frase: «Ma al contrario è la Consuetudo della Chiesa, la quale [corsivo per enfasi] non può errare, poiché ciò [ = la consuetudine della Chiesa] è insegnato dallo Spirito Santo”.

La mistagogia di Tommaso in contrasto con tutte le riforme liturgiche del XX secolo
Ciò renderebbe più chiaro, a mio avviso, che il potere della Chiesa di ordinare il proprio culto non è indipendente dalla sua consuetudo e non può legittimamente consistere nel sostituire una consuetudo da lungo tempo praticata con una consuetudo fondamentalmente nuova contro questa pratica ereditata. Se l’autorità della Chiesa non si fonda sul principio della tradizione nella sua liturgia, allora il pericolo dell’aliter celebrare (celebrare in modo diverso da come si dovrebbe), da cui giustamente anche Hannon mette in guardia, potrebbe improvvisamente trovare ampio spazio[35]. Sarebbe completamente contrario al suo stile generale se si presumesse che l'autore di Mistagogia Tomistica volesse sostenere una tale visione riformista (vale a dire, tutto ciò che la Chiesa propone deve essere giusto) - una visione che sfortunatamente emerge in Traditionis Custodes.

Lo scorso anno è stata pubblicata a Washington DC l’antologia Liturgical Theology in Thomas Aquinas: Sacrifice and Salvation History proveniente dal lascito dell’importante tomista e liturgista Abbé Franck Quoëx (1967-2007), sacerdote che in fondo apparteneva al clero della Arcidiocesi di Vaduz. La mistagogia tomistica di Urban Hannon appartiene ora alla stessa linea. La relativa brevità della sua pubblicazione non deve indurci a sottovalutarne il contenuto. La sua concisa brevità offre al laico teologico interessato il vantaggio di una più facile leggibilità e quindi di un accesso ancora più rapido agli approfondimenti essenziali.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Non abbiate paura / don Elia

Pax vobis. Ego sum. Nolite timere
(Lc. 24, 36). 
 
«Pace a voi. Io sono. Non temete».
Nel narrare l’apparizione di Gesù risorto agli Apostoli avvenuta nel Cenacolo la sera del giorno di Pasqua, san Luca riporta, oltre all’augurio riferito anche da san Giovanni (cf. Gv 20, 19), pure un’affermazione di capitale importanza e un’esortazione quanto mai opportuna.
Sant’Ambrogio (Expositio Evangelii secundum Lucam, X, 171) osserva che non sussiste discordanza tra i due Evangelisti, in quanto l’uno segue l’ordine fattuale degli avvenimenti, l’altro si eleva alla contemplazione del mistero che in essi si è manifestato.

Ben prima degli Illuministi con la loro vacua saccenteria, i Padri avevano notato – come chiunque può fare – le discrepanze esistenti tra i diversi racconti riguardanti la Risurrezione e le avevano spiegate in modo convincente. Ancora oggi sedicenti biblisti, negandone il carattere storico, pretendono di interpretarli come esposizioni storicizzanti di esperienze puramente interiori, contraddicendo così due millenni di insegnamento costante; è presto detto a chi è più ragionevole dare ascolto.

Preghiera alla Vergine dall'Appello del Card. Burke / Dal 12 marzo al 12 dicembre 2024

Continuo a ricordare la preghiera ogni giorno fino al termine della novena [qui - qui]. Posto che il blog è uno strumento di comunicazione agile e immediata ma fagocita inesorabilmente i testi. Cliccare sull'immagine per ingrandire

mercoledì 17 aprile 2024

Indice articoli su Dignitas infinita

Indice articoli su Dignitas infinita
Precedenti di rilievo sull'equivoca ideologia della dignità dell'uomo

Il processo a Galilei: cosa è successo davvero?

Francesco Agnoli: Da una chiacchierata con il cardinale Barndmüller, grande storico, e dagli studi sul caso Galilei... "Dubia" su Bergoglio, ma certezze su Galilei. Precedente su Galileo Galilei qui.
Il processo a Galilei: cosa è successo davvero?

In uno dei più celebri e discussi processi della storia, quello a Galileo Galilei, la Chiesa aveva le sue ragioni dal punto di vista scientifico, mentre lo scienziato pisano ne aveva altrettante dal punto di vista teologico e dell’esegesi biblica. In altre parole, Galilei presentò come prova inoppugnabile della teoria copernicana le maree, sbagliando di grosso, e non arrivando mai a provare ciò che sosteneva a riguardo dell’ipotesi copernicana; però, a differenza dei teologi del sant’Ufficio, seppe “molto giustamente distinguere tra l’inerranza della Sacra Scrittura e la capacità di errare dei suoi interpreti” (Walter Brandmüller, Eventi eloquenti. L’agire della Chiesa nella storia, Editrice Vaticana, 2014).

La cecità spirituale della “Dignitas infinita” e il suo culto dell'uomo

Nella nostra traduzione da Reinformation.tv
La cecità spirituale della “Dignitas infinita” e il suo culto dell'uomo

C'è una falla fondamentale nell'ultimo documento romano sulla dignità, definita “infinita”, dell'uomo. Una sorta di cecità spirituale dalle conseguenze profonde, poiché lo sguardo della Dignitas infinita si concentra sull'uomo, attribuendogli ciò che non possiede, e perdendo ciò che può possedere, in modo inaudito: l'inabitazione della Santissima Trinità nella sua anima.

Realtà ineffabile, totalmente immeritata, è la grazia che non appartiene all'ordine della natura. Gli stessi Adamo ed Eva, creati in stato di amicizia con Dio (quell'amore di carità che unisce Dio alla sua creatura umana quando questa è in stato di grazia, e al quale essa deve rispondere liberamente ricambiando amore con amore) non avevano “diritto” a questa amicizia; e se si trovavano in uno stato di giustizia e di santità, questo era di ordine soprannaturale, frutto di un dono totalmente gratuito di Dio. La loro dignità era grande a causa di questo amore di Dio, ma non infinita, altrimenti sarebbero Dio. E nello stesso modo e su istigazione di Lucifero con i suoi angeli caduti, affascinati dalla propria bellezza – dalla propria “dignità” data anche da Dio, dall’amore – hanno voluto credere di essere “come Dio”, che sarebbero stati “come dei”, di dignità e diritto illimitati. Adamo ed Eva aderirono allora al funesto “non serviam”, perdendo così la loro dignità soprannaturale rifiutando l’amore di Dio.

martedì 16 aprile 2024

Papa Francesco sta tirando il freno? Analisi di 'Dignitas infinita', 'Fiducia supplicans'.

L'articolo che segue, pubblicato da OnePeterFive, offre una interessante analisi sul più recente documento vaticano, al quale abbiamo già accennato qui - qui. Prime battute, ognuna da angolazioni particolari e dunque parziali. Per questo nei testi sopra segnalati ho messo il riferimento a precedenti significativi in attesa di un'analisi più dettagliata e completa.

Papa Francesco sta tirando il freno? 
Analisi di Dignitas infinita, Fiducia supplicans.

Dunque  il documento sulla dignità umana annunciato intorno a Pasqua è stato pubblicato. Per gli standard cattolici il documento è piuttosto problematico. Tuttavia, per gli standard di questo pontificato, appare meno problematico del previsto. In ogni caso, il documento potrebbe indicare che Francesco sta tirando il freno; il che potrebbe essere una buona notizia [ben lontana tuttavia dal risolvere la crisi nella Chiesa -ndT]. Ma prima esaminiamo alcuni dati.

Naturalmente, c’è l’attacco standard alla pena di morte che sembra essere all’ordine del giorno in questi giorni. Al paragrafo 11 il documento recita:
La Rivelazione biblica insegna che tutti gli esseri umani possiedono una dignità intrinseca perché sono creati a immagine e somiglianza di Dio: «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” […] Così Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 1:26-27).
Diversi capitoli dopo, nello stesso libro della Genesi, leggiamo: “Chiunque spargerà il sangue dell’uomo, il suo sangue sarà sparso, perché l’uomo è stato fatto a immagine di Dio”. Non solo la Genesi approva la pena di morte per omicidio, ma la collega all’immagine di Dio; la stessa fonte che Dignitas Infinita usa per la rivendicazione della dignità intrinseca universale.

Preghiera alla Vergine dall'Appello del Card. Burke / Dal 12 marzo al 12 dicembre 2024

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lunedì 15 aprile 2024

XIII Pellegrinaggio Internazionale ad Petri Sedem a Roma dal 25 al 27 ottobre 2024

Precedenti nella colonna di destra della versione web del blog.
XIII Pellegrinaggio Internazionale ad Petri Sedem 
a Roma dal 25 al 27 ottobre 2024 

Il Coetus Internationalis Summorum Pontificum ha comunicato come si svolgerà il XIII Pellegrinaggio Internazionale ad Petri Sedem a Roma dal 25 al 27 ottobre 2024: 
  • Venerdì 25 pomeriggio Vespri pontificali di apertura alla basilica di S. Maria della Rotonda (Pantheon).
  • Sabato 26 mattina adorazione del Ss.mo Sacramento alla chiesa di S. Celso e Giuliano, seguita dalla processione verso la basilica di S. Pietro in Vaticano ove secondo possibilità sarà celebrata la Messa solenne in rito tridentino ovvero sarà praticato un pio esercizio.
  • Domenica 27 mattina Messa pontificale di chiusura alla parrocchia della Ss.ma Trinità dei Pellegrini.

Il cardinale Burke riconosce che la Traditionis custodes ha ottenuto “l’effetto contrario”

Nella nostra traduzione da LifeSiteNews una selezione di dichiarazioni del Cardinale Burke, che celebra regolarmente la Messa antica, il quale ha affermato che le congregazioni che partecipano alla Liturgia tradizionale "stanno diventando sempre più grandi", con "persone di tutte le età", comprese giovani famiglie con molti bambini. E dunque riconosce l'effetto “boomerang” provocato da Traditionis custodes. C'è da notare che il cardinale, notoriamente conservatore, insiste nel parlare di "forma" del Rito (more Ratzingeriano). Per questo richiamo l'attenzione sui link inseriti nel testo per chiarire e approfondire a questo riguardo. Alcune significative precedenti prese di posizione del cardinale sulla vexata quaestio delle restrizioni al rito: qui - qui - qui - qui - qui - qui.

Il cardinale Burke riconosce che la 
Traditionis custodes ha ottenuto “l’effetto contrario”

Il cardinale Raymond Burke ha osservato che, nonostante le restrizioni di Papa Francesco sulla liturgia tradizionale [vedi], la partecipazione all’Antico Rito “sta diventando sempre più grande” poiché il rito è “parte integrante della vita della Chiesa”.

“Questa forma del rito romano [sulle due forme del Rito Romano vedi qui - qui -ndT] è stata una benedizione straordinaria per tanti secoli”, ha affermato il cardinale americano a proposito della liturgia tradizionale, altrimenti nota come Messa latina o Usus Antiquior, osservando che per Traditionis Custodes, emanata da Papa Francesco nel luglio 2021, la celebrazione della Messa in latino “è diventata sempre più difficile a causa della nuova legislazione in materia”. La restrizione, ha spiegato il cardinale Burke, “crea tante difficoltà per la celebrazione secondo l'Usus Antiquior, l'uso più antico del rito romano”.